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05/12/2021 - Sito storico appenninico etrusco di San Giovenale ed il suo circondario natura
Distanza: 55 Lunghezza: 5 Punto di ritrovo: Parcheggio sulla Strada Mediana adiacente il Tribunale di Civitavecchia Pranzo: al sacco Ora di rientro: a termine escursione
GRUPPO TREKKING FALISCO ETRUSCO TIBURZI CIVIYAVECCHIA*******BREVI NOTE SUL SITOFrattanto San Giovenale, che Cortenebra dice “Livio” dei romani (forse da termine etrusco) così vivacchia nel tempo, a tratti a vista, a tratti in eterno riposo nel sottosuolo, pur con le sue peculiari emergenze, uniche nel mondo del suo popolo, a guisa di iceberg.Le sue emergenze (e quelle di Acqua Rossa), sono gli unici ricordi abitativi di quel popolo, giunti a noi dal lontano di tutta l'intera Etruria.E la presenza di tombe a tholos del settimo secolo a.C., su Casal Vignale, e quelle del quarto poi più comuni, a dado, figlie di una evoluzione architettonica a testimonianza di una trasformazione socio-politica del popolo Rasenna, passato da un periodo classico monarchico ad una forma di oligarchia repubblicana!Ma ciò che più colpisce, o dovrebbe colpire, è la presenza del villaggetto costruito con massi ciclopici, in opera poligonale, connessi a vista. Dapprima considerato un aspetto abitativo del periodo, rivalutato in seguito come antico esempio di emergenza industriale. Quelle costruzioni messe in luce dagli svedesi (sic!), era laboratorio industriale, luogo adibito alla lavorazione del ferro derivante dalla estrazione del minerale ferroso (marcasite) dalle vicine miniere dei Monti della Tolfa.Corona il luogo, l’ameno panorama sulle Gole del Vesca, il Castelletto a base triangolare dei soliti Di Vico (Prefetti di Roma), ed un silenzioso sentiero natura, quasi umana, che circonda le mura naturali della lucumonia tutta.Cosa si può desiderare di più, proprio non riesco a pensare, ma questo, forse, vale almeno soltanto per me e per quanti ormai da tempo mi seguono! Metti una domenica a caso, in cui l’alternativa ad un contatto diretto con la natura, con la storia del nostro passato, resta impari alternativa ad un primo posto nel salotto di casa, al cospetto di una TV per assistere ad una competizione dei mercenari del calcio, o ad un filmino visto e rivisto.NOTE UTILIEscursione non difficoltosa, quindi accessibile alla maggior parte di voi. No macchia mediterranea.Area di percorso (Civitella Cesi – Blera)Km auto 55 circaLunghezza escursione c.a. 5,5 kmPresenza due scarsi guadi (munirsi comunque di buste edili o stivali)Tempo previsto ad oggi … soleggiato.Proposta grigliata sul prato, munirsi del necessario per accendere il fuocoUtili solite bacchette equilibranti, ombrellino pieghevole ed un KwayPER CHI VUOL SAPERE QUALCOSA DI PIU’************************************************************“RE GUSTAVO ADOLFO VI DI SVEZIA - IL SUO SAN GIOVENALE - CIVITELLA CESI – IL VESCA "Per descrivere le particolarità del sito odierno corre l’obbligo di presentare il “padre putativo di questo luogo”. Si tratta di un eccellente cittadino svedese, che ha operato in zona a 360°, dal 1956 al 1965, con una squadra di archeologi ed operai, mettendo in luce aspetti vari dei siti storici, di cui, a quel tempo, se ne disconosceva l’ubicazione, ma risultavano noti da fonti dirette (autori latini), od ai contadini del luogo. Il tutto poi … a spese dell’Istituto Svedese di Studi Classici con sede in Roma.Sto parlando di quell’eccezionale personaggio che fu Re Gustavo Adolfo Sesto di Svezia, e di ciò che ha dispensato nel campo dell’archeologia.Si deve a lui se Luni, San Giovenale, Acqua Rossa etc., sono riapparse dal nulla. Amante dell’Italia con particolare predilezione per il Mondo Etrusco, tanto si è prodigato per i nostri territori, sollevando da millenari sedimenti località storiche del lontano passato. Quante vole ho pensato quale amore spingesse quest’uomo a scavare sul passato italico!Ma Oskar Fredrik Wilhelm Olaf Gustav Adolf av Bernadotte (Stoccolma 11 novembre 1882 – Helsingborg 15 settembre 1973), fu Re di Svezia dal 1950 fino alla data della sua morte, un uomo sempre vivo e presente nei suoi “territori etruschi”.Durante le campagne di scavo svolte in Italia si notava spesso Gustavo aggirarsi per le forre tufacee alla ricerca di qualche indizio utile alle sue ricerche. Tanti aneddoti circolano su questo monarca archeologo ma alcuni tra i più o meno veritieri e significativi val la pena che vengano riportati.“”Un giorno il Re venne invitato a cena da certe autorità viterbesi, ma giunto nel luogo di ritrovo non trovando tra gli invitati i suoi operai, domandò! Ma dove sono i miei operai? Quando gli fu risposto che non erano stati invitati, egli replicò: “allora non vado a tavola nemmeno io””.“”Un’altra volta Gustavo si trovava a passare nei vicoli di Civitella Cesi, giunto avanti ad una casupola ove c’era una donnetta seduta su una sedia di paglia intenta a sferruzzare lana, la salutò chiedendole da quale parte venisse quel buon odore di cucina che circolava per il vicolo. La signora, vestita di nero come tutte le nostre nonne di paese, riferì che quel profumo proveniva dalla zuppa di verdure che stava cuocendo sul suo focolare e, se fosse tornato più tardi, gliene avrebbe fatta assaggiare una ciotola. Il Monarca, in anonimo, non se lo fece ripetere due volte, intorno alle dodici si presentò puntuale dalla donnetta. Divorò letteralmente con gusto un piatto di quell’acqua cotta, annacquata con dell’ottimo olio della Tuscia, bevve pure del buon vino, mantenendo l’anonimato anche quando la vecchietta gli raccontò che in paese si parlava che un certo re del nord Europa, si aggirava tra le campagne alla ricerca delle case degli “etruschi”, cosa impensabile per quel tempo! Al termine del pranzo ringraziò la signora salutandola a dovere, ma il giorno dopo le fece pervenire, dai suoi ambasciatori, alcuni regali di un certo pregio.””Re Gustavo, era un uomo democratico di forti ideali, amante del mondo, con elevato senso dell’uguaglianza, che nulla aveva a che vedere con i regnanti suoi coevi, tantomeno con quelli del tempo passato! E che dire in raffronto con i nostri politici!Gli scavi operati dall’Istituto Svedese, hanno messo in luce tutti i periodi storici e preistorici che si sono succeduti sul colle. Dai siti di capanne appenniniche sul pianoro, che nelle nostre aree appartenevano all’uomo delle età del bronzo (2000 a.C. 1000 a.C.). Delle abitazioni, ovviamente, restano solo i fondi ovali punteggiati da fori nel tufo - per l’alloggiamento dei pali di sostegno - ed uno centrale più grosso per il palo maggiore per il tetto di copertura. Sulla circonferenza l’intelaiatura dei pali era, come anticipato, a forma ovale, con andamento conico, ad una certa altezza, convergente sul palo centrale, ove si apriva un foro apicale con funzioni di “camino”. Tutto l’esterno era foderato da fascine di canne erica e fango sovrapposte, che rendevano impermeabili le abitazioni. Il fondo delle capanne con lieve incasso nella roccia ospitava un pavimento pressato di fango e ciottoli di fiume. Periodicamente tale fondo veniva ripristinato con sovrapposizione dello stesso materiale (in San Giovenale sono stati osservati ben 5 strati antropici distinti). Tale realizzazione ha consentito un’utile conservazione dei frammenti dei reperti di ogni genere nella spessa stratificazione fangosa (cocci, stoviglie, scarti dei pasti giornalieri etc.) rivelando cose importanti sul sito e sui suoi abitanti, non ultima, quale la frequenza dell’uomo per un periodo non interrotto di almeno mille anni, corrispondenti a tutte le età del bronzo come già detto. Dell’ultima facies del bronzo finale 1.100 a.C. c.a., sono apparse tracce di un incendio che deve aver devastato tutte le capanne del pianoro. Da quel momento, di ciò che storicamente “avvenne” sul sito, appare evidente dalle emergenze visibili e dai materiali archeologici rinvenuti: “abitazioni e tombe del periodo etrusco, strutture medievali (chiesa e castello).Le escursioni passate hanno sempre preso le mosse dal Centro Antiquitates di Civitella Cesi di Angelo Bartoli, ora, causa COVID non più. Il Bartoli, uomo interessante e noto per la sua ospitalità, per la passione per la storia e per gli etruschi. Ha realizzato una mirabile ricostruzione delle capanne appenniniche, abitabili, che lui puntualmente affittava a gruppi di persone, e per la collaborazione con le università per portare avanti studi e conoscenze del mondo etrusco. Ora Angelo si trova in cielo tra i suoi simili, essendo venuto meno da qualche anno.(*) San giovenale nome della chiesuola del XIII secolo d.C, posta sul pianoro della Civita, realizzata in luogo prossimo al castello della potente e malvagia famiglia dei Di Vico. Il luogo di culto si presenta con abside ed un’unica navata, forse realizzata su un tempio etrusco; si disconosce il motivo per cui gli fu attribuito il nome del santo, che fu il primo vescovo di Narni e si festeggia nella cittadina il 3 maggioIL SITO ETRUSCONumerose le necropoli sottoposte a San Giovenale, e noi oggi, per brevità, ne visiteremo soltanto una, quella di Casal Vignale, mentre più o meno in zona abbiamo Porzarago, Grotte Tufarina, Castellina Camerata, Fosso Pietrisco, La Staffa, Valle del Vesca, Ponton Paoletto, Monte Vangone, Pontesilli. La strada che noi percorriamo dal Vesca all’Acropoli, buon mezzo di comunicazione, taglia il colle ed offre nel contempo una valida difesa da incursioni nemiche. Nel periodo medievale la doganale Tolfa-Viterbo, ora abbandonata, ha riutilizzato in quel tratto il fondo della preesistente strada etrusca
Documenti sul sito GRUPPO TREKKING FALISCO ETRUSCO TIBURZI CIVIYAVECCHIA*******BREVI NOTE SUL SITOFrattanto San Giovenale, che Cortenebra dice “Livio” dei romani (forse da termine etrusco) così vivacchia nel tempo, a tratti a vista, a tratti in eterno riposo nel sottosuolo, pur con le sue peculiari emergenze, uniche nel mondo del suo popolo, a guisa di iceberg.Le sue emergenze (e quelle di Acqua Rossa), sono gli unici ricordi abitativi di quel popolo, giunti a noi dal lontano di tutta l'intera Etruria.E la presenza di tombe a tholos del settimo secolo a.C., su Casal Vignale, e quelle del quarto poi più comuni, a dado, figlie di una evoluzione architettonica a testimonianza di una trasformazione socio-politica del popolo Rasenna, passato da un periodo classico monarchico ad una forma di oligarchia repubblicana!Ma ciò che più colpisce, o dovrebbe colpire, è la presenza del villaggetto costruito con massi ciclopici, in opera poligonale, connessi a vista. Dapprima considerato un aspetto abitativo del periodo, rivalutato in seguito come antico esempio di emergenza industriale. Quelle costruzioni messe in luce dagli svedesi (sic!), era laboratorio industriale, luogo adibito alla lavorazione del ferro derivante dalla estrazione del minerale ferroso (marcasite) dalle vicine miniere dei Monti della Tolfa.Corona il luogo, l’ameno panorama sulle Gole del Vesca, il Castelletto a base triangolare dei soliti Di Vico (Prefetti di Roma), ed un silenzioso sentiero natura, quasi umana, che circonda le mura naturali della lucumonia tutta.Cosa si può desiderare di più, proprio non riesco a pensare, ma questo, forse, vale almeno soltanto per me e per quanti ormai da tempo mi seguono! Metti una domenica a caso, in cui l’alternativa ad un contatto diretto con la natura, con la storia del nostro passato, resta impari alternativa ad un primo posto nel salotto di casa, al cospetto di una TV per assistere ad una competizione dei mercenari del calcio, o ad un filmino visto e rivisto.NOTE UTILIEscursione non difficoltosa, quindi accessibile alla maggior parte di voi. No macchia mediterranea.Area di percorso (Civitella Cesi – Blera)Km auto 55 circaLunghezza escursione c.a. 5,5 kmPresenza due scarsi guadi (munirsi comunque di buste edili o stivali)Tempo previsto ad oggi … soleggiato.Proposta grigliata sul prato, munirsi del necessario per accendere il fuocoUtili solite bacchette equilibranti, ombrellino pieghevole ed un KwayPER CHI VUOL SAPERE QUALCOSA DI PIU’************************************************************“RE GUSTAVO ADOLFO VI DI SVEZIA - IL SUO SAN GIOVENALE - CIVITELLA CESI – IL VESCA "Per descrivere le particolarità del sito odierno corre l’obbligo di presentare il “padre putativo di questo luogo”. Si tratta di un eccellente cittadino svedese, che ha operato in zona a 360°, dal 1956 al 1965, con una squadra di archeologi ed operai, mettendo in luce aspetti vari dei siti storici, di cui, a quel tempo, se ne disconosceva l’ubicazione, ma risultavano noti da fonti dirette (autori latini), od ai contadini del luogo. Il tutto poi … a spese dell’Istituto Svedese di Studi Classici con sede in Roma.Sto parlando di quell’eccezionale personaggio che fu Re Gustavo Adolfo Sesto di Svezia, e di ciò che ha dispensato nel campo dell’archeologia.Si deve a lui se Luni, San Giovenale, Acqua Rossa etc., sono riapparse dal nulla. Amante dell’Italia con particolare predilezione per il Mondo Etrusco, tanto si è prodigato per i nostri territori, sollevando da millenari sedimenti località storiche del lontano passato. Quante vole ho pensato quale amore spingesse quest’uomo a scavare sul passato italico!Ma Oskar Fredrik Wilhelm Olaf Gustav Adolf av Bernadotte (Stoccolma 11 novembre 1882 – Helsingborg 15 settembre 1973), fu Re di Svezia dal 1950 fino alla data della sua morte, un uomo sempre vivo e presente nei suoi “territori etruschi”.Durante le campagne di scavo svolte in Italia si notava spesso Gustavo aggirarsi per le forre tufacee alla ricerca di qualche indizio utile alle sue ricerche. Tanti aneddoti circolano su questo monarca archeologo ma alcuni tra i più o meno veritieri e significativi val la pena che vengano riportati.“”Un giorno il Re venne invitato a cena da certe autorità viterbesi, ma giunto nel luogo di ritrovo non trovando tra gli invitati i suoi operai, domandò! Ma dove sono i miei operai? Quando gli fu risposto che non erano stati invitati, egli replicò: “allora non vado a tavola nemmeno io””.“”Un’altra volta Gustavo si trovava a passare nei vicoli di Civitella Cesi, giunto avanti ad una casupola ove c’era una donnetta seduta su una sedia di paglia intenta a sferruzzare lana, la salutò chiedendole da quale parte venisse quel buon odore di cucina che circolava per il vicolo. La signora, vestita di nero come tutte le nostre nonne di paese, riferì che quel profumo proveniva dalla zuppa di verdure che stava cuocendo sul suo focolare e, se fosse tornato più tardi, gliene avrebbe fatta assaggiare una ciotola. Il Monarca, in anonimo, non se lo fece ripetere due volte, intorno alle dodici si presentò puntuale dalla donnetta. Divorò letteralmente con gusto un piatto di quell’acqua cotta, annacquata con dell’ottimo olio della Tuscia, bevve pure del buon vino, mantenendo l’anonimato anche quando la vecchietta gli raccontò che in paese si parlava che un certo re del nord Europa, si aggirava tra le campagne alla ricerca delle case degli “etruschi”, cosa impensabile per quel tempo! Al termine del pranzo ringraziò la signora salutandola a dovere, ma il giorno dopo le fece pervenire, dai suoi ambasciatori, alcuni regali di un certo pregio.””Re Gustavo, era un uomo democratico di forti ideali, amante del mondo, con elevato senso dell’uguaglianza, che nulla aveva a che vedere con i regnanti suoi coevi, tantomeno con quelli del tempo passato! E che dire in raffronto con i nostri politici!Gli scavi operati dall’Istituto Svedese, hanno messo in luce tutti i periodi storici e preistorici che si sono succeduti sul colle. Dai siti di capanne appenniniche sul pianoro, che nelle nostre aree appartenevano all’uomo delle età del bronzo (2000 a.C. 1000 a.C.). Delle abitazioni, ovviamente, restano solo i fondi ovali punteggiati da fori nel tufo - per l’alloggiamento dei pali di sostegno - ed uno centrale più grosso per il palo maggiore per il tetto di copertura. Sulla circonferenza l’intelaiatura dei pali era, come anticipato, a forma ovale, con andamento conico, ad una certa altezza, convergente sul palo centrale, ove si apriva un foro apicale con funzioni di “camino”. Tutto l’esterno era foderato da fascine di canne erica e fango sovrapposte, che rendevano impermeabili le abitazioni. Il fondo delle capanne con lieve incasso nella roccia ospitava un pavimento pressato di fango e ciottoli di fiume. Periodicamente tale fondo veniva ripristinato con sovrapposizione dello stesso materiale (in San Giovenale sono stati osservati ben 5 strati antropici distinti). Tale realizzazione ha consentito un’utile conservazione dei frammenti dei reperti di ogni genere nella spessa stratificazione fangosa (cocci, stoviglie, scarti dei pasti giornalieri etc.) rivelando cose importanti sul sito e sui suoi abitanti, non ultima, quale la frequenza dell’uomo per un periodo non interrotto di almeno mille anni, corrispondenti a tutte le età del bronzo come già detto. Dell’ultima facies del bronzo finale 1.100 a.C. c.a., sono apparse tracce di un incendio che deve aver devastato tutte le capanne del pianoro. Da quel momento, di ciò che storicamente “avvenne” sul sito, appare evidente dalle emergenze visibili e dai materiali archeologici rinvenuti: “abitazioni e tombe del periodo etrusco, strutture medievali (chiesa e castello).Le escursioni passate hanno sempre preso le mosse dal Centro Antiquitates di Civitella Cesi di Angelo Bartoli, ora, causa COVID non più. Il Bartoli, uomo interessante e noto per la sua ospitalità, per la passione per la storia e per gli etruschi. Ha realizzato una mirabile ricostruzione delle capanne appenniniche, abitabili, che lui puntualmente affittava a gruppi di persone, e per la collaborazione con le università per portare avanti studi e conoscenze del mondo etrusco. Ora Angelo si trova in cielo tra i suoi simili, essendo venuto meno da qualche anno.(*) San giovenale nome della chiesuola del XIII secolo d.C, posta sul pianoro della Civita, realizzata in luogo prossimo al castello della potente e malvagia famiglia dei Di Vico. Il luogo di culto si presenta con abside ed un’unica navata, forse realizzata su un tempio etrusco; si disconosce il motivo per cui gli fu attribuito il nome del santo, che fu il primo vescovo di Narni e si festeggia nella cittadina il 3 maggioIL SITO ETRUSCONumerose le necropoli sottoposte a San Giovenale, e noi oggi, per brevità, ne visiteremo soltanto una, quella di Casal Vignale, mentre più o meno in zona abbiamo Porzarago, Grotte Tufarina, Castellina Camerata, Fosso Pietrisco, La Staffa, Valle del Vesca, Ponton Paoletto, Monte Vangone, Pontesilli. La strada che noi percorriamo dal Vesca all’Acropoli, buon mezzo di comunicazione, taglia il colle ed offre nel contempo una valida difesa da incursioni nemiche. Nel periodo medievale la doganale Tolfa-Viterbo, ora abbandonata, ha riutilizzato in quel tratto il fondo della preesistente strada etrusca
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