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05/06/2021 - Parco Naturalistico Uccellina di Alberese ... Gr



Informazioni sull'uscita

Data: 05/06/2021

Difficoltà:

- Difficoltà medio alta
- Variazione orario partenza

Distanza in auto: 180 km (a/r)

Lunghezza percorso a piedi: 13 km

Note: Qualche salita per raggiungere punti panoramici. No sorgenti acqua lungo il percorso.

         

SABATO 5 GIUGNO 2021

 

Partenza da punto di ritrovo in Civitavecchia (Park Tribunale) - ore 8

 

Parco Naturalistico Uccellina di Alberese ... Gr
Distanza: 180
Lunghezza: 13
Punto di ritrovo: Parcheggio sulla Strada Mediana adiacente il Tribunale di Civitavecchia
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione
 

PERCORSO ESCURSIONE A 2 - LE TORRI

Si tratta della escursione classica del Parco, significativa, di Km. 13 lineari. Dal Parcheggio di Pinottolai si attraversa un sentiero entro la meravigliosa pineta Granducale, affiancato dalle straordinarie falesie infarcite di Grotte carsiche preistoriche. Abitate dall'uomo di Neardenthal ed in precedenza frequentate da animali preistorici. La costa e le rocce presenti, in periodi alterni, sono finite sotto il livello del mare - nei momenti di deglaciazione-, per riaffiorare durante i periodi intermedi e nelle successive glaciazioni (ritiro delle acque). Si raggiungono i punti panoramici delle Torri di Castel Marino e Collelungo, poste qui per il controllo delle vie del mare, spesso percorse da pirati e corsari. Su raggiunge la spiaggia di Collelungo, per un colpo d'occhio di 2 km. c.a., fino alla Punta di Cala di Forno. Pranzo al sacco e ritorno al luogo di partenza.

 

TESTO TRATTO DAL SITO UFFICIALE INTERNET DELL’ENTE PARCO DELLA MAREMMA

 

 

“”Nel XV secolo la minaccia sempre crescente della potenza turca fu una delle maggiori preoccupazioni per i sovrani occidentali in quanto la pirateria faceva parte della politica marinara di queste popolazioni. I pirati infatti avevano l’obbligo di dividere il bottino con il loro governo, pertanto questa attività rappresentava per esso uno dei maggiori cespiti di guadagno; inoltre, va considerato che i pirati non si limitavano ad assalire le navi, ma facevano anche scorrerie e razzie sulla terraferma. Queste incursioni durarono, anche se con minore intensità, fino a tutto il XVIII secolo.

Abbiamo notizia di quanto accadeva da una lunghissima lettera a proposito di un assalto piratesco scritta nel 1536 da Ambrogio Colombani, capitano delle truppe a Grosseto. Il Colombani, avvertito del pericolo di incursioni da un soldato di stanza a Castelmarino, che aveva avvistato i nemici nella baia di Collelungo, organizzò l’inseguimento dei pirati fornendo tutti i particolari dell’azione e descrivendo le sofferenze patite da lui e dai suoi uomini per mancanza di cibo e per le febbri sopravvenute a causa dei lunghi appostamenti nel fittissimo tombolo, probabilmente quello della Giannella.

Un altro esempio di scorreria è quello descritto da Flaminio Nelli, Governatore di Grosseto, in una lettera del 1560 al Granduca.
In essa si parla di incursioni a Porto Ercole e a Orbetello durante le quali furono rapite alcune persone, episodi purtroppo assai frequenti.

Il principio difensivo più valido, adottato fin dall’epoca romana, continuava a essere quello delle torri di avvistamento, ma, durante la dominazione senese, in questa zona ne erano state costruite ben poche. In territorio spagnolo le prime iniziative di protezione dalla pirateria furono promosse fin dai tempi della guerra fra Carlo V e Francesco I.

Nel 1532 Don Pedro di Toledo, viceré di Napoli, decise di iniziare la costruzione di nuove torri d’avvistamento per la difesa delle coste ed emanò un’ordinanza in proposito, ma il progetto non ebbe un gran seguito.
Solo dopo la sconfitta della flotta spagnola in prossimità di Tunisi, avvenuta nel 1560, si pensò a un intervento su base territoriale. Nel 1563, infatti, sotto il viceré Don Perafan de Ribera, duca di Alcalà, fu emanato un editto con disposizioni ben precise in proposito.

Invece, nel territorio del Granducato le torri di avvistamento furono edificate quando Cosimo I, concordando con la linea di condotta spagnola, inviò in Maremma i suoi ingegneri militari.
Terminata l’epoca delle incursioni dei corsari, queste postazioni vennero utilizzate per il controllo anticontrabbando della costa.

Le torri, alte dai dieci ai quindici metri, venivano costruite a una distanza non superiore alle tre miglia l’una dall’altra ed erano di modeste dimensioni perché non avevano compiti difensivi e generalmente non venivano assalite. Di conseguenza la guarnigione era ridotta al minimo: spesso vi si trovavano solo un castellano e un soldato.

Come si può verificare nei singoli casi, la tipologia costruttiva di questo periodo è quasi sempre la stessa, salvo rare eccezioni, e cioè a pianta quadrata con struttura in pietrame, basamento a scarpa e copertura a tetto o a terrazza spesso aggettante su mensoloni in pietrame. La porta di ingresso, situata sopra il cordolo a toro che delimita il basamento, era rivolta verso la parte più protetta, ovvero verso terra; le uniche aperture erano piccole feritoie situate nei punti strategici. All’interno, semplici solai in legno dividevano l’alto vano. All’esterno, un recinto fortificato comprendeva il forno e le stalle.

Dopo la decadenza politica e militare degli ultimi anni di governo mediceo, nel 1737 la Toscana venne assegnata a Francesco Stefano di Lorena e quindi le fortezze, che poco tempo prima erano state occupate dai soldati spagnoli, vennero presidiate dai lorenesi. Iniziò allora la riorganizzazione dell’ormai inefficiente esercito secondo il modello austriaco. Nel periodo compreso tra il 1741 e il 1745, per fronteggiare i pericoli esterni, anche nella Maremma Senese venne dislocato un reggimento di Bande Nazionali. Nelle rocche litoranee più importanti il castellano era accompagnato da una dozzina di cannonieri, mentre in quelle più piccole si trovava un torriere con cinque o sei soldati.

Nel 1767 varie e angosciose sconfitte convinsero lo spirito illuminista e riformatore di Pietro Leopoldo a iniziare il disarmo e la vendita di tutte le fortezze che riteneva inutili ed eccessivamente dispendiose per il bilancio del Granducato, affidando il mantenimento dell’ordine pubblico alle normali forze di polizia.

Questa politica venne aspramente criticata nel 1793 quando Ferdinando III, successore di Pietro Leopoldo, effettuò una ricognizione durante la quale si rese conto che le 130 miglia di costa toscana erano incontrollabili perché appartenevano ad altri principi, oppure erano totalmente disarmate. Questo errore risultò fatale al Granduca che, nel 1799, fu costretto a rifugiarsi in Austria.

Ai lorenesi successero i Borbone di Parma e subito dopo la Toscana fu annessa all’Impero napoleonico come Regno d’Etruria. Per questo periodo esiste un’interessante documento, “Le brigantage dans le Departement de l’Ombrone 1808-1814”, che si riferisce alla corrispondenza fra il prefetto dell’Ombrone e le autorità centrali di Parigi. Tale documento è riportato nell’articolo di Vittoria Ardito del 1985.

Nella cartografia della zona compresa tra il Parco dell’Uccellina e i confini meridionali della Toscana sono elencate le principali torri costiere con l’esclusione di quelle ormai dirute.

Nel Comune di Grosseto, vicino alla foce dell’Ombrone, troviamo la torre della Trappola e il Ridotto di Bocca d’Ombrone e, scendendo verso sud, nella zona montuosa, le torri di Castelmarino, Collelungo e S. Rabano che fa parte del complesso monastico. Nel Comune di Magliano in Toscana le torri di Cala di Forno, Bella Marsilia e Torre Bassa che facevano parte dell’antica proprietà dei Marsili. La zona del Comune di Orbetello era difesa dalle torri di Poggio Raso, delle Cannelle, di Capo d’Uomo, di Mulinaccio e di Talamonaccio che, pur essendo fuori della zona del Parco, completa la difesa della baia di Talamone.
Nel comune di Monteargentario, percorrendo il promontorio, troviamo le torri della Peschiera, di S. Liberata, del Calvello, di Lividonia, della Cacciarella, di Cala Grande, di Cala Moresca, di Cala Piccola, di Capo d’Uomo, della Maddalena, delle Cannelle, della Ciana e dell’ Avvoltore.

Seguendo la costa si rientra nel comune di Orbetello dove, sul poggio di Ansedonia, ci si presentano le due torri di S. Pancrazio.
Infine nel comune di Capalbio sono situate la Torre Puccini vicino alla Tagliata Etrusca, la Torre di Buranaccio sul lago di Burano e la torre di Selva Nera.
La cartografia storica allegata arricchisce di antiche memorie l’ubicazione delle torri citate””

La partenza dell'itinerario presso la Casetta dei Pinottolai, è raggiungibile con la propria auto. Una volta acquistato il biglietto, il centro visite fornisce un'autorizzazione da apporre sul cruscotto per poter lasciare l'auto nella loc. Pinottolai.

Nel caso di acquisto online è obbligatorio di fare una doppia copia del voucher e una deve essere apposta sul cruscotto, mentre l'altra deve essere portate con sè.

Da questo punto l’itinerario prosegue lungo la strada esistente nella pineta Granducale, per una lunghezza di circa 1600 metri, fino a raggiungere il ponte in legno per il passaggio pedonale, dove un cartello segnala il percorso per l’itinerario A3.

Lecci maestosi si alternano a una macchia folta e ricca di aromi. Il piccolo stagno del “Precoriale” interrompe per un breve tratto la densa boscaglia prima di tuffarsi nuovamente nel verde. Un vecchio sentiero, di recente recuperato, accompagna in una delle zone più suggestive del Parco, dove le grotte che si aprono qua e là nelle antiche scogliere raccontano millenni di storia dalle prime frequentazioni umane risalenti al Paleolitico ai ricoveri dei pastori transumanti e delle loro greggi. Costeggiando un vecchio canale di bonifica, si seguono le indicazioni per il percorso di ritorno.

Il comprensorio dell'Uccellina presenta un discreto numero di piccole grotte e caverne, sia nella parte più interna del rilievo calcareo che lungo la costa rocciosa marina. Non tutte queste grotte sono di origine carsica, la maggior parte, e soprattutto quelle costiere o prossime al mare, sono attribuibili al fenomeno della incessante azione delle onde sulle pareti rocciose.

Lungo l'itinerario A3, denominato de Le Grotte, è possibile vedere l'ingresso de La Fabbrica, posta in parete verticale, a circa 9 mt di quota: nelle immediate vicinanze di questo ingresso, altri fori di accesso, molto più piccoli conferiscono alla parete rocciosa un singolare aspetto. La grotta è formata da due camere principali con il pavimento in sensibile pendenza e un basso soffitto; essa rappresenta il residuo di un'ampia cavità la cui imboccatura è anticamente crollata. La sua formazione è dovuta all'allargamento e fusione di varie fessure, che mettono in comunicazione il sistema carsico superficiale con una serie di cavità sottostanti situate a livello di pianura.

Gli scavi condotti dal Dipartimento di Scienze Archeologiche dell'Università di Pisa hanno permesso di accertare che lo strato più basso del riempimento conteneva resti di pasto  e strumenti di selce del Paleolitico Medio abbandonati dall'Uomo di Neanderthal circa 50.000 - 40.000 anni fa.

 

 

 

 



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