Gruppo Trek

Civitavecchia







08/10/2023 - Tra i sentieri di Palano



Informazioni sull'uscita

Data: 08/10/2023

Difficoltà:

- Difficoltà media
- Presenza salite

Distanza in auto: 35 km (a/r)

Lunghezza percorso a piedi: 6 km

Note:

         

Tra i sentieri di Palano
Distanza in auto: 35
Lunghezza percorso a piedi: 6
Punto di ritrovo: Parcheggio sulla Strada Mediana adiacente il Tribunale di Civitavecchia
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione
Difficoltà:
   - Difficoltà media
   - Presenza salite

 

TREK FRA’ DIAVOLO

CIVITAVECCHIA

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INIZIO PROGRAMMA 2023/24

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Domenica

Otto ottobre 2023

“Tra i sentieri di Monte Palano”

Aspetti

naturalistici, storici, preistorici.

 

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Note

Percorso auto a/r km. 35 c.a. Escursione di circa 6 Km. Difficoltà media, presente qualche salita. No guadi od attraversamenti di macchia mediterranea impervi. No sosta caffè! Pranzo al sacco.

Ritrovo … Park Tribunale di Civitavecchia ore 8.15, partenza ore 8.30. Percorso  …  Nuova Braccianese Claudia per raggiungere Allumiere. Strada Farnesiana, deviazione a sinistra, dopo il Cimitero del luogo, poco prima di un fontanile, su una carrareccia, che si percorre tutta per circa 2 Km., inizio escursione. Pranzo sotto le Rocce di “Ripa Maiale”. Presumibile ritorno in Città, ore 15.30. L’uscita non avrà luogo in condizioni meteo sfavorevoli. avviso via mail!

Saluti … Vani  19 settembre 2023

 

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Qualche cenno sul territorio.

Palano, sui Monti della Tolfa, è da molti conosciuto soltanto per le cacciate dei suoi funghi che, a stagione propizia, dispensa veramente in grande abbondanza e per la notevole diversità delle specie. Ma andare per i suoi intrigati boschi, fuori pista, non è tanto consigliabile, anche per i più abili. Tanti episodi di “fungaroli” amici  che, inspiegabilmente, una volta dentro,  ci hanno perso l’orientamento, ritrovandosi su dirupi e sentieri sbarrati, impossibili, senza poter procedere oltre.

Raccomando a Voi, se voleste tornare per vostro conto entro quel bosco, la massima attenzione. Soprattutto, eventualmente, di seguire sentieri marcati, evitando di addentrarVici, senza attenzioni ed accorgimenti, nel suo fitto denso ed impervio.

Rammento sempre ciò che mi raccontò, al riguardo, Marcoaldi Alfiero - Allumierasco doc (dunque!) - al secolo “Filippetto”. Fu così che il Marcoaldi, gran fungarolo, passò una notte nel bosco di Palano, all’addiaccio.

…  a Ivà, “nun anna mai a Palano de pomeriggio a funghe”, mi disse, una volta a mezza voce. “Si lo fae portite le furminante dietro, perché si segue le bollate de funghe te perde ner fitto de la macchia, senza potè più annà avante e ‘ndietro. La notte te se fa presto e see costretto a fermatte e durmì sotto ‘na pianta! Ma se c’hae le furminante dietro è “nantra” cosa, poe accenne er foco, te ce scalle, nun more dar freddo, e te difenne da le lupe e da le cinghiale. Poe riparte er giorno dopo!”

Per non fare gran torto ad un altro Grande amico fraterno … un certo Mauro, ne ricordo pure di lui la confidenza di una sua simile “disavventura”, entro quel bosco, ove lui finì solo per amore dell’escursionismo!

Fu così che dopo vari “giri”di perlustrazione, un giorno, là dentro, ci perse la bussola. Ma si salvò, dopo una grande strizza, solo grazie al rumore di un trattore che aveva notato prima di entrare e che seguendone il rombo del motore si guidò verso l’ingresso della impervia macchia, dove era entrato.

 

PALANO

Questa estrema propaggine montuosa, la cui costituzione geologica riporta all’oligocene. Epoca geologica che si estese da 33,9 a 0,1 milioni di anni fa, di cose ne ha viste tante! Prescindendo dalle sue storie non tanto recenti, è ancora un’isola botanica felice. Conserva  al suo interno piante di ceraso marino, di mirto bianco e nero, di sorbe aspre e mele selvatiche, e della rara quercia da sughero. Ovunque presenta la più ampia varietà di arbusti della macchia mediterranea di mezza “costa”, che non sto qui ad elencare perché so, a voi nota. Ma spero e gli auguro che continui così a sopravvivere. Anche se, nel corso di una mia recente breve introduzione fisica, ho trovato evidenti segni di sporca ed incivile frequentazione umana. Nulla si può contro i maleducati seriali che, per la sopravvivenza di Palano ed altri sacri luoghi, ormai rimasti, farebbero meglio a girare alla larga!

Qui, su questo Monte, un tempo, traevano “di che vivere”, carbonari stagionali  “transumanti” provenienti dalle Marche e dall’Umbria, onde i vari toponimi “sentiero dei ….”. E non sono pochi i locali che possono vantare una certa loro discendenza.

Qui affiora, ovunque, “trachite fossile”, roccia molto dura, rara sul territorio quindi, per la sua preservazione, protetta da Leggi. Tanto che ora tale pietra non si può  più cavare.

Formatasi questa dalla lenta risalita di magma (lavico), venne alla luce solidificando rapidamente attraverso crepe della crosta terrestre basaltica. Ampiamente utilizzata per la costruzione di macine per cereali, per selciare fondi stradali, permise l’edificazione di borghi e villaggi dall’uomo preistorico, etrusco e medievale, e fu ancora utile fino alla meta del secolo scorso.

Ma è anche la particolare ed importante presenza di strati di selce rossa, pietra utile per la costruzione di utensili dell’uomo antico, che attirò la “vita” sul nostro roccioso monte.  Ma sarebbe soltanto riduttivo pensare alle frequentazioni umane soltanto per questo motivo. E’ accertato, l’uomo delle età della Pietra abitò qui, tra le crepe delle sue falesie.  Ha nascosto la sua famiglia, negli anfratti per proteggerla da animali feroci, dalle periodiche intemperie climatiche, da tribù nemiche.

Le varie ere geologiche hanno alternato climi tropicali a climi glaciali con conseguenti presenze di flora e fauna specifiche. Già perché questo sperone di roccia, che venne alla luce pressappoco 33 milioni di anni fa,  come già accennato, vide alternarsi per lunghi tempi il “freddo” al “caldo” a periodi intermedi più temperati!

Convenzionalmente, in Europa, vennero classificati quattro periodi glaciali, denominati dal più antico al più recente  di “Günz”* (da circa 680 000 a 620 000 anni fa),  di “Mindel”* (da circa 455 000 a 300 000 anni fa), di “Riss”° (da circa 200 000 a 130 000 anni fa) e di “Würm”*(da circa 110 000 a 12 000 anni fa), separati da tre fasi interglaciali! La Terra in questo momento si sta godendo  un “ tranquillo Interglaciale di “Würm” *,  per l’esattezza!

(°) Affluenti del Danubio

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Strumenti “litici” lavorati, rinvenuti, tradiscono la presenza sul nostro Monte, dell’uomo di Neanderthal (da 200.000  a 40.000 anni a.C.). Considerato l’autore dell'industria musteriana, caratterizzata da numerosi strumenti di pietra selce o simile, spessi, come raschiatoi, punte, limaces e denticolati.

Purtroppo non sono (ancora) emersi resti umani nel luogo che, suppongo, sepolti sotto notevoli sedimenti fluviali.

Il materiale principe delle prime industrie litiche nel mondo è qui particolarmente presente copioso, e non è difficile scorgere, sul territorio, tra le numerose schegge di selce rossa affioranti dal terreno, strumenti abbozzati per “tagliare”, per raschiare le pelli animali, punte di frecce per uccidere animali e difendersi dai nemici! Basta avere “occhio” ed un po’ di fortuna ed un incontro felice! Perché qui vissero e convissero i due principali nostri antenati, il Neardenthalensis ed il Sapiens Sapiens. Il primo, indigeno, passò il testimone al secondo circa 40 mila anni fa, per poi scomparire fisicamente dalla faccia della Terra. Sembra senza una motivazione logica o fisica, al riguardo sono state formulate soltanto ipotesi. Ma tanti di noi, nel proprio patrimonio genetico, hanno tracce neandertaliane, giacché le due specie avevano compatibilità cromosomica e si “unirono”.

Un’opinione personale? Le notevoli migrazioni di massa nel continente temperato, per i più svariati motivi, dal medioriente e dall’Africa dell’Homo Sapiens Sapiens, hanno fatto prevalere quest’ultimo sull’altro, sicuramente presente in numero inferiore sul territorio. Nel giro di mille anni, almeno, l’uomo di Neanderthal  fu soppiantato completamente dal nuovo dominante. Ma la genetica ha rilevato la presenza dei suoi cromosoni nel DNA degli uomini “sapiens sapiens”, cui noi tutti apparteniamo.

 

LA SELCE

            Questa meravigliosa e sorprendente roccia tagliente, ha accompagnato l’evoluzione del genere umano, favorendone, nel corso del tempo, il dominio sulle altre creature animali. Tale pietra è formata da sedimenti di organismi marini a guscio o scheletro o da accumuli di silice, emersi dal mare nel corso delle ere geologiche.

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            Un breve tratto del sentiero in quota presenta chiare tracce di un industria litica con scarti di lavorazione, mentre termina a strapiombo su rocce ove noi, per evitare eventuali altri pericolosi toponimi, non ci porteremo.

Il luogo, così detto di “Ripa maiale”, sembra che debba il suo nome ad un  certo episodio … un tempo,  una povera bestia curiosa, smettendo per un momento di nutrirsi di ghiande, si affacciò tra le alte rocce per vedere il bel panorama circostante, affascinata da tanta luce e dalla bellezza del lontano lido. Ma perse l’equilibrio  e volò giù, rovinando al suolo. Negli occhi cerulei, le immagini del suo ultimo  desiderio.

La grande falesia sottostante è frequentata spesso dai freeclimber’s. Scalatori di piccoli tratti petrosi. Belli e coreografici, con i loro disegni sulla roccia rosso grigia … tra cordami multicolori, scrocchi metallici, e fisici muscolari.

Ma la loro presenza ha allontanato i rapaci che qui nidificavano (bianconi, poiane, gheppi). Inoltre, sembra, che la frequenza degli scalatori su queste rocce sia stata contingentata e limitata nel tempo. Qualcuno ha forse mai reso operativa questa ordinanza?

            Nel fianco sinistro di questo nostro Monte, corre il sentiero che Sant’Agostino ed i suoi monaci, nel 380 a.C. circa, avrebbero percorso per raggiungere il Monastero della SS.Trinità, provenienti dalla spiaggia della Frasca, ove era il piccolo porto di “Giano”. Qui sorgeva, in prossimità del mare, una fonte di fresca acqua con accanto un monastero di frati (Agostiniani) scomparso! E’ proprio su questo nostro mare, che ne porta ancora il nome, che il Santo ha reso al mondo cattolico, simbolicamente, il concetto enigmatico della Santa Trinità.

 

 

 

 



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