Gruppo Trek


Civitavecchia



L'alba dei briganti

Tiburzi e Fioravanti tendono un agguato
al fattore della Farnesiana.
Sullo sfondo l'abitato medievale
di Cencelle e Ripa Maiala
(Vanì - olio su tela)
       

Lago di Martignano
(Vanì - olio su tela)



Polino

Il Castelletto dalle rocce dell'Eremo
di Sant'Antonio
(Vanì - olio su tela 70x50)
               

 

Cari Amici,

questo nuovo Gruppo, dedicato, come il precedente, ad un personaggio del mondo del brigantaggio a me particolarmente caro, per una certa mia parentela neanche tanto lontana, accertata, per discendenza “mitocondriale” con la Famiglia di Fra' Diavolo!

 Di lui rendo religiosamente alcuni tratti biografici e note significative!

MICHELE PEZZA

Noto col nome di  “Fra' Diavolo”

(Itri, 7 aprile 1771 – Napoli, 11 novembre 1806).


Il paese di Itri con il Museo del Brigantaggio
(Clicca sull'immagine per ingrandire)

………..

Intorno all’anno 1798, i francesi, con il loro falso adagio “liberté egalité fraternité”, già ingannata e soggiogata mezza Europa, istituiscono la Repubblica Romana.

Continuando la loro opera invasiva verso sud, questi giacobini si impegnano per la conquista del Regno delle Due Sicilie. Il Re di Napoli Ferdinando I di Borbone, incarica il Cardinale Ruffo di Calabria di bloccare l’avanzata francese in territorio campano, mentre lui “prudentemente”, si ritira nella città di Palermo.

Il Cardinale, per avere l’appoggio delle “masse”, nomina suo luogotenente il Brigante Fra' Diavolo, promuovendolo al grado di colonnello.

Questo valoroso combattente, uomo fuori dal comune, molto carismatico, temuto e rispettato dagli amici ma soprattutto dagli avversari, si guadagnò ben presto una tale fama, da divenire un personaggio leggendario.

Inventore e padre assoluto dei combattimenti di “guerriglia”, ritenuto il più forte camminatore della Terra di Lavoro (così veniva definita la Campania), diviene brigante per una serie di disavventure occorse alla sua famiglia.  Il papà viene ucciso barbaramente dai francesi, e lui non li odiava solo per questo.

In merito alla Terra d Lavoro ....

Mi permetto un appunto su quello che storicamente mi hanno insegnato a scuola riguardo l'unificazione dei vari stati e statarelli dando vita alla creazione della Nazione Italiana. Ci fu un personaggio sabaudo che ad un certo punto fece poi di tutto il "piatto" ... "banco". Questo grazie al capitano di ventura tal Giuseppe Garibaldi e di altri maestri avventurieri. Ricordo ad esempio un tal Cavour. Personaggi che mi hanno fatto amare i libri di storia e le maestre di scuola elementare. Col tempo e con il ragionamento della mia testa le cose mi sono apparse più chiare e gli inganni politici mi sono sembrati più corretti! Garibaldi conquistò il Regno delle due Sicilie consegnando dopo la battaglia del Volturno a Vittorio Emanuele II il territorio conquistato, in quel di Teano, al futuro re d'Italia! Con quale autorità! Il futuro re d'Italia era un savoiardo filo francese e di personaggi invece veri  italiani e migliori di quel figuro ce n'erano a sufficienza! Aggiungo che il Regno delle due Sicilie era un territorio più che auto sufficiente economicamente. Ma dopo l'unificazione italiana il luogo piombò in uno stato di recessione come del resto tutto il centro ed il sud. 
Nella città di Napoli si è giunti alla condizione che circa 800 mila napoletani si svegliano non sapendo se nella giornata riusciranno a rimediare il pranzo per se e per la sua famiglia. Sono allora costretti a rifilare patacche in giro per sopravvivere. Le industrie il futuro re le concentrò tutte nel triangolo Piemonte Lombardia Veneto occidentale!

 Fra’ Diavolo creò con la gente del suo paese, discendente dell’antico e fiero popolo italico degli Aurunci, un vero e proprio esercito organizzato.  Forte delle sue vaste conoscenze del territorio, maturate durante un lungo periodo di latitanza nelle “macchie”. Terrorizzò, forte dell’incarico ricevuto, l’esercito giacobino in viaggio devastante verso sud. Con le sue improvvise sortite appariva nei valichi impervi, uccideva le malcapitate avanguardie e poi scompariva come un fantasma dei boschi! Presto divenne un vero e proprio incubo per l’esercito invasore, alla vista delle teste delle persone uccise, infilzate per monito, lungo i pali delle staccionate della consolare Appia!

Dopo avverse vicende l’esercito Francese conquistò il Regno delle due Sicilie, regente al trono di Napoli fu il fratello di Bonaparte, Giuseppe.

Le cose cambiarono bruscamente per Frà Diavolo!

I partigiani dei giacobini del Territorio fecero arrestare il Nostro brigante con il pretesto del  suo passato. Aver contribuito in maniera preponderante, con una certa resistenza militare, a salvaguardare la vita di tanti uomini del Regno, non valse la vita a Fra’ Diavolo. Venne abbandonato a se stesso per il suo trascorso burrascoso. Catturato dal Colonnello Léopold  Sigisbert Hugo, padre del celebre autore dei “Miserabili”, venne impiccato nella piazza del mercato! Morì mostrando esemplare dignità!

Quando fu catturato dai suoi odiosi nemici, ricopriva  il grado di Generale dell’esercito Napoletano!

                Il Brigante, giustiziato per volere francese,  fu comunque stimato e rispettato dai transalpini, tanto da mitizzarlo! Il compositore francese Daniel Auber , gli dedicò un’opera musicale su libretto di Eugène Scribe, che ottenne un discreto successo nelle corti europee, di questa riporto un brano significativo …

“Quell'uom dal fiero aspetto
guardate sul cammino
lo stocco ed il moschetto
ha sempre a lui vicin.‎
Guardate un fiocco rosso
ei porta sul cappello
e di velluto indosso
ricchissimo mantel.‎

TREMATE!‎

Fin dal sentiero del tuono
dall'eco viene il suono
‎"DIAVOLO, DIAVOLO, DIAVOLO!"‎

TREMATE!‎

Fin dal sentiero del tuono
dall'eco viene il suono
‎"DIAVOLO, DIAVOLO, DIAVOLO!"‎

 

Mentre un film comico, intepreti Laurel & Hardy del 1933, appunto “Fra’ Diavolo”, lo ricorda al mondo, ed è basato sull'omonima opéra-comique di Daniel Auber del 1830, e diretto da Hal Roach con la collaborazione di Charley Roger.

Il “Monitore Napoletano”, all’alba dell’esecuzione del Nostro, pubblicò in prima pagina il seguente avviso: “sarà questa  l’ultima volta che si parlerà in questo Foglio di Fra’ Diavolo e resterà poi ricoperto di obbrobrio e seppellito in eterno oblio il nome di questo assassino”.

Quanto si sbagliava! Non ci fu oblio del nome di Frà Diavolo. Dopo la morte cominciò la leggenda!

 

Mentre riporto una nota significativa su uno dei tanti Borboni … Re Carlo III di Napoli 1734 – 1759 poi Re di Spagna.

… presso la sua statua, in Napoli, allo Spirito Santo, fatta cadere casualmente da un temporale “Pasquino napoletano” affisse il cartello

“”Cadono le Città, cadono i Regni

Cadono anche i coglioni, infausti segni””

 

(Carlo Sebastiano di Borbone (Carlos Sebastián de Borbón y FarnesioMadrid20 gennaio 1716 – Madrid14 dicembre 1788) è stato duca di Parma e Piacenza con il nome di Carlo I dal 1731 al 1735Re di Napoli senza utilizzare numerazioni dal 1734 al 1759re di Sicilia con il nome di Carlo III dal 1735 al 1759, e dal 1759 fino alla morte re di Spagna con il nome di Carlo III. Primogenito delle seconde nozze di Filippo V di Spagna con Elisabetta Farnese, cosicché alla morte della madre si impossessò dell'eredità dei Farnese e dei Medici. Se visiterete il meraviglioso Museo Nazionale di Napoli, potrete ammirare, tra l’altro, un ampio repertorio di eccellenti statue etrusche, greche e romane, poco meno di un centinaio, ricevute in eredita da Carlo III dalla madre Farnese Elisabetta. La maggior parte di queste meravigliose testimonianze provenivano dalla nostra Etruria.

Mi consola il fatto che questi capolavori sono rimasti in Italia e non hanno preso la via “spagnola”!

 

 

Vanì …, 18/8/2022

 

PS

Da Michele Pezza a … Fra’ Diavolo? Com’è che è andata!

Sui quattordici anni, Michele, fu colto da un male che lo tenne a letto per diverse settimane. Di cosa si trattasse, non si ebbe idea. Ma certo grave doveva esserlo, visto che la madre temette il peggio. Fece allora un voto a San Francesco di Paola, il più adatto in situazioni del genere.

“Se me lo guarirete, lo vestirò con un saio che terrà addosso finché duri la stoffa.”

Michele guarì e se ne andò a lungo in giro con una tonachella da monaco, cordone ai fianchi e cappuccio in testa. Ma non rinunciava per questo alle baruffe con i compagni.

Il padre incontrò un giorno Don Nicola, suo maestro. “Come va il ragazzo?” chiese. “Che volete che Vi dica? L’abito da frate ce l’ha. Ma si comporta come un diavolo. Fra’ Diavolo, bisognerebbe chiamarlo!

Fu così che in paese Michele Pezza divenne “Fra’ Diavolo”. E lui invece di dolersene, quel soprannome lo fece subito proprio!

 

 

 

 

 

 


















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