Gruppo Trek
Civitavecchia
05/03/2023 - PARCO NATURALISTICO DELL UCCELLINA DI ALBERESE
Informazioni sull'uscita Data: 05/03/2023Difficoltà: - Escursione facile Distanza in auto: 180 km (a/r) Lunghezza percorso a piedi: 9 km Note: |
PARCO NATURALISTICO DELL UCCELLINA DI ALBERESE
Distanza in auto: 180
Lunghezza percorso a piedi: 9
Punto di ritrovo: DISTRIBUTORE TAMOIL AVANTI ACCESSO NORD A12 CIVITAVECCHIA
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione
Difficoltà:
- Escursione facile
GRUPPO TREK FRA’ DIAVOLO
CIVITAVECCHIA
°°°°°°°°°°°°
ESCURSIONE
DOMENICA 5 MARZO 2023
AL
PARCO NATURALISTICO DELL’UCCELLINA
ALBERESE (GR)
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ATTENZIONE
ALLE
VARIAZIONI
DELL’ORARIO
DI PARTENZA AUTO
ORE 8,00
E DEL LUOGO
DI PARTENZA AUTO
da Civitavecchia
Distributore TAMOIL
AVANTI
L’Accesso A12 Civitavecchia Nord
Parco Naturalistico Uccellina di Alberese ... Gr
Distanza stradale A/R : KM. 180
Lunghezza escursione : KM. 9,5
Escursione facile di “bassa” difficoltà
Caratteristiche … percorso naturalistico-storico.
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione
IMPORTANTE
NOTE PRESCRIZIONI ED INDICAZIONI
I cani, anche al guinzaglio, non sono ammessi all’interno del Parco
L’escursione, come a volte già accaduto, nel caso di avverse previsioni meteo rilevate “a breve”, verrà senz’altro rinviata a diversa data, previa comunicazione scritta al vostro indirizzo di posta elettronica, nelle 24 - 48 ore antecedenti l’uscita.
Raggiunto il Centro Visite di Alberese, Via Bersagliere 7/9, ove verrà ricompattato il gruppo, occorre provvedere al pagamento dei diritti di accesso al Parco. I biglietti che verranno rilasciati dovranno essere conservati per esibire nel caso di eventuali controlli.
I Gruppi di escursionisti, come il nostro, per accedere ai tracciati, sono ammessi previa assegnazione di guide-parco designate dalla Direzione/Parco.
Quindi per evitare di essere inquadrati e guidati da persone “assegnate” in Gruppi di formazione, non far trapelare di far parte del Trek Fra’ Diavolo. Ciascuno passi per visitatore individuale od al seguito della propria famiglia, poi, detto tra noi, subito ci compatteremo, ad inizio escursione. Come abbiamo sempre fatto.
Dal Centro Visite, con le vetture, si prosegue per via del Bersagliere per 1,9 Km, per poi girare a sinistra per la via del Mare. Via che si percorre per 4,8 Km. per raggiungere il parcheggio c.d. “Pinottolai” (posto sulla destra della strada). Qui si lasciano le vetture, ove dovrà essere apposta sul cruscotto, in maniera visibile, l’autorizzazione al parcheggio. Da qui inizia l’escursione. Nel tratto di strada percorsa, è stato eliminato lo sbarramento che veniva aperto previo inserimento di appositi gettoni.
L’accesso al Parco è consentito dalle ore 8.30 con obbligo di uscita delle vetture, dal luogo di parcheggio interno c.d. Pinottolai, per le ore 17.00 (ORARIO INDEROGABILE).
L’escursione di circa 9,5 Km si articola in due lassi di spazio e tempo ben definiti. Il primo prevede il percorso della Pineta Granducale, traversamento del Canale dello Scoglietto, attraverso il Ponte delle Tartarughe. Probabile risalita del sentiero della Torre di Castel Marino quando si raggiungono le pendici dello sperone roccioso ove insiste il manufatto. Dalla Torre si scopre un’ampia visione panoramica, verso il mare, sulle Isole dell’Arcipelago Toscano, l’Argentario e la costa Toscana fino a Punt’Ala. Chi decidesse invece di evitare la risalita del sentiero per la Torre, un poco impegnativo, attraverso lo stradone può raggiungere immediatamente la Spiaggia di Collelungo, meta poi di tutto il Gruppo. Mentre chi ha deciso di risalire per la Torre di Castel Marino raggiungerà detta Spiaggia seguendo un itinerario, ben segnalato, di circa un Km, che può portare alla visita della Torre di Collelungo.
Raggiunta comunque la Spiaggia di Collelungo, non più tardi di una ragionevole ora di rientro, si dovrà tornare al parcheggio di “Pinottolai” seguendo un altro sentiero, ben segnalato, entro la Pineta Granducale.
Comunque sto valutando un presumibile percorso che riduca la lunghezza dell’escursione, eluda la risalita della Torre di Castel Marino e porti direttamente ala Spiaggia di Collelungo. Mentre per chi volesse, raggiungere la Torre di Collelungo, lo potrà fare e sarà guidato personalmente da me.
A tal proposito ho predisposto una carta in ortofoto, per una visione d’insieme, di cui ciascuno prenderà visione del tragitto di escursione.
La flora del Parco comprende alcune piante a diversa biodiversità. A discendere verso il mare osserveremo un bosco composto da piante classiche del ceduo. Una macchia mediterranea leggermente diversa da quella nostra (residua). Qui si incontrano ginestre, cisti, rosmarino ginepri ed altro. E superfluo ricordare il veto di raccolta di ogni tipo di vegetazione, compresi asparagi e tamari! Quando si raggiunge la spiaggia si attraversano elevate dune, alcune formatesi dai movimenti delle glaciazioni. Qui si incontrano caratteristiche piante dunali e predunali, adattate a suoli ed ambienti salini, aridi, con bassi potenziali idrici.
Discorso a parte per la immensa pineta Granducale costituita principalmente da pini domestici, che furono fatti impiantare in epoca settecentesca dai granduchi di Lorena, a seguito delle opere di bonifica e canalizzazione dell'area palustre che si estendeva tra la foce dell'Ombrone e i Monti dell'Uccellina, che originariamente costituiva il Lago di Alberese. I pini domestici della Pineta Granducale forniscono pinoli di elevata qualità.
All’interno del Parco non ci sono fonti di acqua potabile, fornirsene quindi a sufficienza.
PERCORSO ESCURSIONE A 2 - LE TORRI
Si tratta dell’escursione più classica del Parco, forse la più significativa di quelle possibili, di Km. 13 lineari. Dal Parcheggio di Pinottolai si attraversa un sentiero, entro la meravigliosa pineta Granducale, affiancato dalle straordinarie falesie infarcite di Grotte carsiche preistoriche. La costa e le rocce presenti, in lunghi periodi alterni - nei momenti di glaciazione e deglaciazione - sono finite sotto il livello del mare, per riaffiorare durante i periodi intermedi, offrendo, nei vari momenti ultramillenari protezione e ricovero ad uomini ed animali.
Abitate 40 50 mila anni fà dall'uomo di Neardenthal ed in precedenza frequentate da animali preistorici, di cui sono emerse tracce. Non sono comunque visitabili, ne è oggi interdetto l’accesso per studi universitari in corso.
Nel percorso si raggiungono a piedi i punti panoramici delle Torri di Castel Marino e Collelungo, poste qui per il controllo delle vie del mare, spesso percorse nei vari periodi di attività, da pirati e corsari.
Raggiunta la primordiale spiaggia di Collelungo, pranzo al sacco e poi ritorno al luogo di partenza.
Vanì 21/02/2023
Qualche riferimento storico …
“”Nel XV secolo la minaccia sempre crescente della potenza turca fu una delle maggiori preoccupazioni per i sovrani occidentali in quanto la pirateria faceva parte della politica marinara di queste popolazioni. I pirati infatti avevano l’obbligo di dividere il bottino con il loro governo, pertanto questa attività rappresentava per esso uno dei maggiori cespiti di guadagno; inoltre, va considerato che i pirati non si limitavano ad assalire le navi, ma facevano anche scorrerie e razzie sulla terraferma. Queste incursioni durarono, anche se con minore intensità, fino a tutto il XVIII secolo.
Abbiamo notizia di quanto accadeva da una lunghissima lettera a proposito di un assalto piratesco scritta nel 1536 da Ambrogio Colombani, capitano delle truppe a Grosseto. Il Colombani, avvertito del pericolo di incursioni da un soldato di stanza a Castelmarino, che aveva avvistato i nemici nella baia di Collelungo, organizzò l’inseguimento dei pirati fornendo tutti i particolari dell’azione e descrivendo le sofferenze patite da lui e dai suoi uomini per mancanza di cibo e per le febbri malariche sopravvenute a causa dei lunghi appostamenti nel fittissimo tombolo, probabilmente quello della Giannella.
Un altro esempio di scorreria è quello descritto da Flaminio Nelli, Governatore di Grosseto, in una lettera del 1560 al Granduca. In essa si parla di incursioni a Porto Ercole e a Orbetello durante le quali furono rapite alcune persone, episodi purtroppo assai frequenti.
Il principio difensivo più valido, adottato fin dall’epoca romana, continuava a essere quello delle torri di avvistamento, ma, durante la dominazione senese, in questa zona ne erano state costruite ben poche. In territorio spagnolo le prime iniziative di protezione dalla pirateria furono promosse fin dai tempi della guerra fra Carlo V e Francesco I.
Nel 1532 Don Pedro di Toledo, viceré di Napoli, decise di iniziare la costruzione di nuove torri d’avvistamento per la difesa delle coste ed emanò un’ordinanza in proposito, ma il progetto non ebbe un gran seguito.
Solo dopo la sconfitta della flotta spagnola in prossimità di Tunisi, avvenuta nel 1560, si pensò a un intervento su base territoriale. Nel 1563, infatti, sotto il viceré Don Perafan de Ribera, duca di Alcalà, fu emanato un editto con disposizioni ben precise in proposito.
Invece, nel territorio del Granducato le torri di avvistamento furono edificate quando Cosimo I, concordando con la linea di condotta spagnola, inviò in Maremma i suoi ingegneri militari.
Terminata l’epoca delle incursioni dei corsari, queste postazioni vennero utilizzate per il controllo anticontrabbando della costa.
Le torri, alte dai dieci ai quindici metri, venivano costruite a una distanza non superiore alle tre miglia l’una dall’altra ed erano di modeste dimensioni perché non avevano compiti difensivi e generalmente non venivano assalite. Di conseguenza la guarnigione era ridotta al minimo: spesso vi si trovavano solo un castellano e un soldato.
Come si può verificare nei singoli casi, la tipologia costruttiva di questo periodo è quasi sempre la stessa, salvo rare eccezioni, e cioè a pianta quadrata con struttura in pietrame, basamento a scarpa e copertura a tetto o a terrazza spesso aggettante su mensoloni in pietrame. La porta di ingresso, situata sopra il cordolo a toro che delimita il basamento, era rivolta verso la parte più protetta, ovvero verso terra; le uniche aperture erano piccole feritoie situate nei punti strategici. All’interno, semplici solai in legno dividevano l’alto vano. All’esterno, un recinto fortificato comprendeva il forno e le stalle.
Dopo la decadenza politica e militare degli ultimi anni di governo mediceo, nel 1737 la Toscana venne assegnata a Francesco Stefano di Lorena e quindi le fortezze, che poco tempo prima erano state occupate dai soldati spagnoli, vennero presidiate dai lorenesi. Iniziò allora la riorganizzazione dell’ormai inefficiente esercito secondo il modello austriaco. Nel periodo compreso tra il 1741 e il 1745, per fronteggiare i pericoli esterni, anche nella Maremma Senese venne dislocato un reggimento di Bande Nazionali. Nelle rocche litoranee più importanti il castellano era accompagnato da una dozzina di cannonieri, mentre in quelle più piccole si trovava un torriere con cinque o sei soldati.
Nel 1767 varie e angosciose sconfitte convinsero lo spirito illuminista e riformatore di Pietro Leopoldo a iniziare il disarmo e la vendita di tutte le fortezze che riteneva inutili ed eccessivamente dispendiose per il bilancio del Granducato, affidando il mantenimento dell’ordine pubblico alle normali forze di polizia.
Questa politica venne aspramente criticata nel 1793 quando Ferdinando III, successore di Pietro Leopoldo, effettuò una ricognizione durante la quale si rese conto che le 130 miglia di costa toscana erano incontrollabili perché appartenevano ad altri principi, oppure erano totalmente disarmate. Questo errore risultò fatale al Granduca che, nel 1799, fu costretto a rifugiarsi in Austria.
Ai lorenesi successero i Borbone di Parma e subito dopo la Toscana fu annessa all’Impero napoleonico come Regno d’Etruria. Per questo periodo esiste un’interessante documento, “Le brigantage dans le Departement de l’Ombrone 1808-1814”, che si riferisce alla corrispondenza fra il prefetto dell’Ombrone e le autorità centrali di Parigi. Tale documento è riportato nell’articolo di Vittoria Ardito del 1985.
Nella cartografia della zona compresa tra il Parco dell’Uccellina e i confini meridionali della Toscana sono elencate le principali torri costiere con l’esclusione di quelle ormai dirute.
Nel Comune di Grosseto, vicino alla foce dell’Ombrone, troviamo la torre della Trappola e il Ridotto di Bocca d’Ombrone e, scendendo verso sud, nella zona montuosa, le torri di Castelmarino, Collelungo e S. Rabano che fa parte del complesso monastico. Nel Comune di Magliano in Toscana le torri di Cala di Forno, Bella Marsilia e Torre Bassa che facevano parte dell’antica proprietà dei Marsili. La zona del Comune di Orbetello era difesa dalle torri di Poggio Raso, delle Cannelle, di Capo d’Uomo, di Mulinaccio e di Talamonaccio che, pur essendo fuori della zona del Parco, completa la difesa della baia di Talamone.
Nel comune di Monteargentario, percorrendo il promontorio, troviamo le torri della Peschiera, di S. Liberata, del Calvello, di Lividonia, della Cacciarella, di Cala Grande, di Cala Moresca, di Cala Piccola, di Capo d’Uomo, della Maddalena, delle Cannelle, della Ciana e dell’ Avvoltore.
Seguendo la costa si rientra nel comune di Orbetello dove, sul poggio di Ansedonia, ci si presentano le due torri di S. Pancrazio.
Infine nel comune di Capalbio sono situate la Torre Puccini vicino alla Tagliata Etrusca, la Torre di Buranaccio sul lago di Burano e la torre di Selva Nera.
La cartografia storica allegata arricchisce di antiche memorie l’ubicazione delle torri citate””
La partenza dell'itinerario presso la Casetta dei Pinottolai, è raggiungibile con la propria auto. Una volta acquistato il biglietto, il centro visite fornisce un'autorizzazione da apporre sul cruscotto per poter lasciare l'auto nella loc. Pinottolai.
Nel caso di acquisto online è obbligatorio di fare una doppia copia del voucher e una deve essere apposta sul cruscotto, mentre l'altra deve essere portate con sè.
Da questo punto l’itinerario prosegue lungo la strada esistente nella pineta Granducale, per una lunghezza di circa 1600 metri, fino a raggiungere il ponte in legno per il passaggio pedonale, dove un cartello segnala il percorso per l’itinerario A3.
Lecci maestosi si alternano a una macchia folta e ricca di aromi. Il piccolo stagno del “Precoriale” interrompe per un breve tratto la densa boscaglia prima di tuffarsi nuovamente nel verde. Un vecchio sentiero, di recente recuperato, accompagna in una delle zone più suggestive del Parco, dove le grotte che si aprono qua e là nelle antiche scogliere raccontano millenni di storia dalle prime frequentazioni umane risalenti al Paleolitico ai ricoveri dei pastori transumanti e delle loro greggi. Costeggiando un vecchio canale di bonifica, si seguono le indicazioni per il percorso di ritorno.
Il comprensorio dell'Uccellina presenta un discreto numero di piccole grotte e caverne, sia nella parte più interna del rilievo calcareo che lungo la costa rocciosa marina. Non tutte queste grotte sono di origine carsica, la maggior parte, e soprattutto quelle costiere o prossime al mare, sono attribuibili al fenomeno della incessante azione delle onde sulle pareti rocciose.
Lungo l'itinerario A3, denominato de Le Grotte, è possibile vedere l'ingresso de La Fabbrica, posta in parete verticale, a circa 9 mt di quota: nelle immediate vicinanze di questo ingresso, altri fori di accesso, molto più piccoli conferiscono alla parete rocciosa un singolare aspetto. La grotta è formata da due camere principali con il pavimento in sensibile pendenza e un basso soffitto; essa rappresenta il residuo di un'ampia cavità la cui imboccatura è anticamente crollata. La sua formazione è dovuta all'allargamento e fusione di varie fessure, che mettono in comunicazione il sistema carsico superficiale con una serie di cavità sottostanti situate a livello di pianura.
Gli scavi condotti dal Dipartimento di Scienze Archeologiche dell'Università di Pisa hanno permesso di accertare che lo strato più basso del riempimento conteneva resti di pasto e strumenti di selce del Paleolitico Medio abbandonati dall'Uomo di Neanderthal circa 50.000 - 40.000 anni fa.
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