Gruppo Trek

Civitavecchia







23/10/2022 - I CASTELLI DI RESPAMPANI E DINTORNI



Informazioni sull'uscita

Data: 23/10/2022

Difficoltà:

- Escursione facile

Distanza in auto: 110 km (a/r)

Lunghezza percorso a piedi: 9 km

Note: Si percorre un'area protetta previa autorizzazione

         
I CASTELLI DI RESPAMPANI E DINTORNI
Distanza in auto: 110
Lunghezza percorso a piedi: 9,600
Punto di ritrovo: Parcheggio sulla Strada Mediana adiacente il Tribunale di Civitavecchia
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione
Difficoltà:
   - Escursione facile


IL  GRUPPO

 

TREK FRA’ DIAVOLO

 

AI

 

CASTELLI DI RESPAMPANI

 

Domenica 23 ottobre 2022

 

°°°°°°°°°°°

 

Signori …

                     nella giornata del 23 ottobre, tempo permettendo, è prevista la prima uscita dedicata ai castelli tusci in territorio Tuscanese. Cominceremo dai Respampani, per poi visitarne altri, purché visibili o che rivestano, per le comunità presenti sul territorio, un certo significato toponomastico.

Per raggiungere questi autentici pezzi di antiquariato occorre traversare la  vasta ed omonima Tenuta, percorrendo una sterrata che ci porterà, “improvvisamente”, al cospetto, di una inusitato ed imponente castello, la cui vista, appena scollinata una forra, induce di certo uno stato di sudditanza.

Circondata dai suoi estesi cieli azzurri, di austero aspetto nessuno potrebbe mai supporre che quella Rocca, non sia relativamente antica e che non abbia mai avuto un degno passato medievale! Nonostante la sua imponenza, per una serie di sconcertanti concomitanze, non svolse mai le funzioni proprie per cui fu progettato e costruito.

Niente giostre a cavallo tra i suoi ampi spazi, né eclatanti rientri da caccia del signore. Niente sontuose feste con spari liberatori di spingarde al cielo. Mai nessuna Castellana si affacciò dal davanzale dell’imponente finestra, avvolta nei suoi preziosi e sottili veli, tantomeno corti di damigelle vestite di pizzo a strizzare gli occhi ad ardenti cavalieri! Nemmeno il consueto buon fantasma, assiduo animatore delle notti castellane, a correre e scorazzare entro gli immensi saloni e corridoi nel suo candido lenzuolo, sembra che non vi abbia mai fatto comparsa! Niente, proprio niente di tutto questo!

Tutto negato alla bella Rocca di Respampani. Ed oggi, abbandonato a se stesso, le restano fedeli soltanto centinaia di schiamazzanti taccole che incrociano, incontrastate, i suoi azzurri e profondi cieli, merlati dal volo intrecciato dalle torme schiamazzanti. Sono le ultime abitatrici, “de facto”, delle torri del vecchio maniero, dalla mattina alla sera.

Eppure la sua vista suscita pensieri che portano altrove l’immaginario collettivo! Belli i suoi interni, mentre il gran salone mostra un camino dalla bella e particolare  struttura di sasso. Una vera cattedrale nel deserto!

La sua breve storia ci ricorda che Il castello fu quasi completamente edificato nel 1600, ma che la parte retrostante per sopravvenute difficoltà, che hanno determinato l’abbandono della costruzione, non fu più portata a termine.

Amaro destino cui parte della responsabilità si presume debba attribuirsi ad un certo personaggio infamante, posto a comando di quel contesto. Uno di quegli uomini che la vita pone davanti, a capo della fila, malgrado le sue incapacità, le carenze intellettive, i complessi di castrazione e le paradossali idee. Per questo il piacere e la tendenza a sottomettere, calpestare e annullare le persone subordinate! Personaggi del genere producono incalcolabili danni alla società!

              Tutto questo fu un tal frà Cirillo Zabaldani, seppur appartenente ad un ordine religioso.

Dopo la completa vista dell’esterno del castello ci porteremo sul Ponte del Traponzo, bellissima opera in dura pietra … sempre in piedi nonostante i suoi 400 anni. L’opera  permette di superare un torrente in continua piena, le sue spaventose e le periodiche esondazioni. Ma no l’incivile aggressività di alcune persone che hanno trovato “spassoso” rovesciare nel greto del Traponzo parti pesanti del parapetto protettivo. Pietre fatte di roccia sedimentaria, mentre il resto della struttura è stata realizzata con dura trachite magmatica, formatasi nel primo quaternario. Quest’opera ricalca precedenti costruzioni etrusche. La strada che transita sopra il ponte non è altri che la Clodia, regina delle vie di comunicazione di tutta l’Etruria. Percorre questa, da Norchia, attraverso la nota Cava Buia, l’enorme piana dello Sferracavallo, per proseguire per Saturnia, Sovana, Pitigliano e forse continuare il cammino molto più a nord, ma questo è sospettato e non accertato.

Il Ponte sul Traponzo è detto  di Frà Cirillo ( Zabaldani), a ricordare che fu il frate ad interessarsi dei suoi restauri, ma è anche noto come Ponte del diavolo. La leggenda vuole che fosse stato costruito in una sola notte, nell’anno 1661, al termine della sfida fra il demonio ed il frate. Sulla sua sponda è ormai poco visibile un’edicola ove era rappresentata l’immagine delle Madonna con il figlio morente.

Da sempre l’immensa pianura dello Sferracavallo è dominio di un poligono militare, con periodiche esercitazioni, tempestata da bombe di artiglieria, fortemente dissestata e danneggiata dalle deflagrazioni. Quella continua attività ha prodotto danni incalcolabili al patrimonio archeologico presente, pur di elevato valore. Tutto il piano è costellato da tombe etrusche ed il margine poi e le sottostanti coste e le altre limitrofe, circostanti, che non sono altro che parti della  vasta necropoli di una delle più affascinanti lucumonie che si conosca. E se del nostro più interessante passato, lingua storia provenienza, non ne sappiamo niente, questo lo dobbiamo alle folli decisioni di chi “dispone” in luoghi sacri anacronistiche postazioni militari, fucine di guerrafondai!

La Tomba Lattanzi è un lampante esempio di questo scempio a cielo aperto … posta sul margine roccioso della vasta pianura, ha subito notevoli dissesti per le forti vibrazioni delle deflagrazioni. Di questa restano ormai soltanto i lacerti delle sostruzioni sommersi dalle enormi parti portanti crollate della mastodontica  e spettacolare opera. Lei la ricordo, una trentina di anni fa almeno, ancora in piedi, quando vagabondando alla ricerca della Cava Buia, incappai sotto di essa per sbaglio. Rimasi interdetto a rimirarla per un po’, cadendo senza saperlo in una sorte di sindrome di Stendhal.

Pochi giorni fa, proprio lì, prossima alla Lattanzi, una tomba etrusca insignificante, sfuggita miracolosamente all’occhio ed all’avidità dei tombaroli, ha sfornato una bella stipe votiva tra cui uno stamnos a figure rosse. Completamente integro, dall’inestimabile valore. E’ un grande vaso da banchetto aristocratico del cosiddetto “gruppo dell’Imbuto”. La particolarità è che a differenza di tutti gli altri suoi simili, che di solito hanno solo uno o due personaggi rappresentati sulla sua circonferenza, questo ne presenta ben cinque, tra cui identificati grazie ad iscrizioni etrusche sovraddipinte, Achille, Aiace, Troilo e una figura armata, femminile, a cavallo, forse Polissena. La scena sembra rappresentare l’uccisione di Troilo da parte di Achille, con due righe in etrusco a commentarla. Lo sfondo è a motivi vegetali.             

Con i favori del giorno potremmo arrivare sotto l’originale castello dei Respampani, quello storico, percorrendo la sponda destra del Traponzo. Molto suggestivo ciò che resta di quell’antico complesso, e che sporge alla vista, avvolto da una fitta macchia mediterranea, di lui ben conosciamo tutta la sua storia. Per giungervi transiteremo sotto spettacolari rocce di un edificio vulcanico di cui nulla si sa! Il complesso doveva essere di una dimensione così vasta da abbracciare forse tutta la Piana di Sferracavallo. Impressionanti i solchi lasciati su queste rocce nei “condotti magmatici”, dalla lava sparata nel suo percorso da esplosioni sotterranee.

Vanì 12 ottobre 2022

 

Percorso per raggiungere il Borgo di Rio Secco, punto di inizio escursione.

 

Dal Park del  Tribunale di Civitavecchia si raggiunge Tuscania. (A12 – a Tarquinia si esce).  Breve sosta caffè sosta a fianco della strada che discende intorno alle mura protettive della cittadina. Si riprende il cammino voltando sulla destra al bivio che si incontra, per intercettare la strada Vetrallese (SP. 11), che si percorre per circa 5 km. Giunti al Piccolo Borgo di Rio Secco, ove è presente a fianco della strada una caratteristica chiesa in pietra si entra nel parcheggio per la partenza dell’escursione.

 

 

 

Per ulteriori dettagli culturali leggere le note che sono appostate sul sito vigente  … Gruppo trek Frà diavolo Civitavecchia

 

I DUE CASTELLI DI RESPAMPANI E RELATIVA AZIENDA AGRICOLA E ZOOTECNICA I

I due Castelli vengono indifferentemente chiamati entrambi “di Respampani”. Mentre è la rocca più antica, quella storica, di proprietà dei Pampani, ben noti signori di Tuscania, che ne furono proprietari intorno all’anno 1000, che ha dato il nome anche al Castello edificato nel 1600 dalla Famiglia d’Este.  Così pure l’immensa e fertile estensione terriera su cui oggi opera ed insiste una azienda zootecnica regionale ricorda nel nome i Signori Pampani.

La lunga sterrata che si percorre attraversa suggestivi ed estesi pascoli, sottratti ad un millenario bosco deciduo che dette ben 30.000 antiche querce per la costruzione, nel 1900, della strada ferrata Roma-Napoli.

Il più recente Castello, fu progettato dall’arch. Canio Antonietti nel 1600, come anzidetto, su incarico del Precettore del Santo Spirito Ottavio Tassoni d’Este. Doveva avere , nelle intenzioni dei proprietari, funzioni proprie e specifiche tali da assicurare tornaconto al Pio Istituto del S. Spirito. Secondo un preciso “disegno”, avrebbe dovuto accogliere una determinata popolazione da avviare lavori agricoli ed all’allevamento del bestiame nell’immensa campagna circostante.  Il territorio era particolarmente adatto allo scopo perché rimasto incolto per anni ed anni.

Ma tale progetto non decollò neppure quando venne sostituito il castellano ritenuto incapace, affidando l’incarico a tal  Fra’ Cirillo Zabaldani, uomo di pochi scrupoli, descritto come uomo insolente, di mala condizione, misleale, spergiuro e traditore. Il frate si insediò alla guida del Castello, fermamente convinto di risolvere alla sua maniera il difficile rapporto che si era instaurato tra contadini ed il vecchio datore di lavoro. Ma non fu così! Fu lui  comunque  a far restaurare il Ponte sul Traponzo ed a far munire la Rocca di “gagliarde” fortificazioni e spingarde. Per il resto i contadini, maltrattati e ricattati, influenzati non poco dal “bel” carattere del Castellano, preferirono spostarsi nella nascente cittadina di “Monteromano”, per dedicarsi ugualmente a lavori di campagna, ed ove nel luogo era attiva un’osteria.

La costruzione del castello, così come ancora si presenta oggi, venne interrotta intorno al 1670, quando ormai una significativa massa di contadini si era trasferita altrove mettendo in crisi il futuro dell’azienda agricola. L’opera rimase nel suo stato incompleto! Lo stesso Zabaldani fece sospendere i lavori per dedicarsi poi alla costruzione della Chiesa dell’Addolorata in Monte Romano.

IL PONTE DI FRA CIRILLO

Restaurato intorno al 1660, su preesistente struttura romana, doveva ricalcare o sostituire una più modesta opera etrusca posta nei dintorni. Indispensabile per consentire alla Via Clodia, proveniente dalla Cava Buia, il superamento del Torrente Traponzo per raggiungere Tuscania. Il petrigno arco a schiena di asino, è appoggiato su due saldi piloni, che lo sostengono da ben 400 anni, incurante delle violente piene del corso d’acqua.

Il tratto calpestabile é stato realizzato in dura pietra locale, forse trachite, mentre per i parapetti, è stata utilizzata roccia diversa, più leggera, per evitare il sovraccarico sulla struttura.

Il Ponte venne anche chiamato del “Diavolo” o della “Pietà”. Il primo epiteto forse si riferiva al suo realizzatore, mentre il secondo sicuramente a quell’altare altare posto in fondo al parapetto destro (per chi scende dalla Rocca di Respampani) che doveva contenere l’immagine della Madonna con il figlio morente tra le braccia.

Nel Medioevo la struttura ha assicurato il transito a migliaia di pellegrini che dai Paesi del nord-ovest dell’Europa, dovevano raggiungere Roma.

IL TORRENTE TRAPONZO

Il nome deriva da”tre ponti “ … che forse erano posti sui torrenti Biedano, Rigonero e Leia. I tre corsi d’acqua che poco prima del Ponte di Fra Cirillo, confluiscono in un unico alveo dando origine al Torrente Traponzo. Tutto il territorio di Respampani poi, oltre al Fiume Marta, che riceve le acque del Traponzo, è attraversato anche da altri corsi d’acqua: il Capecchio, il Catenaccio e l’Infernetto.

L’ANTICA ROCCA DI RESPAMPANI

Nell’XI secolo il vecchio castello e tutta l’area appartenevano alla Famiglia degli Spampani di Tuscania, come si apprende da un regesto dell’Abbazia di Farfa, onde il nome derivato.

Nel 1170 il tutto è proprietà di Guitto di Offreduccio di Vetralla, che successivamente cede alla Città di Viterbo.

Ma già prima della fine del secolo quei beni rientrano tra i possedimenti di due nobili di Tolfa, Guido e Nicola, che, per scorretto comportamento verso i pellegrini che transitavano lungo la Via Clodia, rischiano di perdere.

Grazie ad un atto di sottomissione al Papa, Innocenzo III, fortezza ed area annessa restano nelle loro mani.

Nel 1211, quando Tolfa e Viterbo entrano in guerra, un certo Grezzo, signore di Tolfa, se ne impossessa. In seguito la Rocca entra nelle lotte tra due potenti famiglie viterbesi, i Cocco ed i Gatti.

Nel 1221 il proprietario Nicola Cocco, per punire Pietro Cola, già signore della Rocca della Fazione dei Gatti, lo fa imprigionare e gettare in un pozzo posto entro le mura castellane.

In seguito Pietro Cola torna in possesso del Castello, che perderà definitivamente nel 1228 dopo la conquista romana del sito.

Nel 1254 è la volta dei Di Vico, Prefetti di Roma, che ne restano proprietari per circa due secoli. Nel 1374, Cola di Rienzo, per incarico del Comune di Roma, chiede la restituzione del Castello di Respampani, della Rocca di Civitavecchia e di altri Castelli della Tuscia a Giovanni di Vico.

Nel 1377 papa Gregorio XI tenta invano di strappare la proprietà di Respampani alla Potente Famiglia Prefettizia, in contesa con il Senato di Roma. Soltanto nel 1434 i Di Vico, al tramonto del loro potere, perdono la proprietà della Roccaforte, che viene assegnata a Francesco Sforza, divenuto Prefetto di Roma. Ma già nel 1442 appartiene al Cardinale Ludovico Scarampi Mezzarota. Nel 1456 Papa Callisto III lo cede all’Ospedale di S.Spirito in Saxia, quindi alla Camera Apostolica e definitivamente al Santo Spirito (1471). Ma ormai il Castello viene definito “dirutum”: oltre ad un declino fisico dovuto alla mancanza di staticità del terreno, ha subìto un terremoto nel 1349.

 

FRANCESCO DI VICO (*): Prefetto. Figlio di Giovanni 3°, la sua vita non poteva non essere orientata da tanto padre. Francesco crebbe e respirò l’aria della fazioni, delle lotte baronali, delle battaglie politiche. Venne spesso dato in ostaggio e, proprio in questa veste e su ordine del tribuno, lo troviamo nelle mani di Cola di Rienzo a garanzia della quiete in Roma. Nel 1346 ebbe il suo battesimo di fuoco partecipando in armi ad una campagna contro i baroni romani ribellatisi a Cola: al momento del pranzo venne disarmato ed imprigionato con il padre. L’anno seguente venne dato nuovamente in ostaggio a Cola per garantirgli la restituzione da parte del padre Giovanni del Castello di Respampani. Nel 1355 è in ostaggio dell’Albornoz per garantirgli la restituzione delle rocche di cui suo padre si era insignorito. L’Albornoz valorizzò il giovane Francesco, nominandolo suo capitano e con il compito di mantenere la pace nelle città della Marca. Nel 1370 Urbano 5° gli proibì di duellare con Francesco Orsini in una disputa nata per i soliti rancori esistenti tra baroni romani. Nel 1375 è signore di Viterbo e due anni dopo, ribellatosi, sobillò il popolo romano al fine di creare sconcerto e malumore. Papa Gregorio 11° stipulò con Francesco un onorevole accordo di pace. Nel 1387 fu ucciso in un assalto armato, alla città di Viterbo, delle truppe del Cardinale Tommaso Orsini. Nel corso della Battaglia Francesco venne riconosciuto da un certo Palino Tignosi, il quale lo inseguì lo trafisse con una lancia e poi lo gettò da un profferlo. Si racconta che la vendetta di Giovanni di Vico, bastardo di Francesco, sia stata orribile: riuscito ad avere nelle sue mani l’uccisore del padre, lo condusse nella Rocca di Respampani, dove lo fece ingrassare ben bene, nutrendolo lautamente. Quando gli parve a “tiro” lo fece condurre sulla piazza della Rocca di Viterbo, tagliò il suo corpo a piccoli pezzi, ancora vivo e sotto i propri occhi, venne dato in pasto a certi mastini tenuti a digiuno per più giorni. La moglie, madonna Perna, gli partorì una figlia Giacoma, che venne tenuta a lungo tempo in ostaggio da Urbano 6°. Vani, 25-10-2015

 

LA VIA CLODIA

 

(Note personali)

 

Per comprendere meglio il territorio in esame è anche il caso di prendere in considerazione la sua principale via di comunicazione, la Etrusca Clodia.

Si deve presumibilmente all’imperatore Claudio il nome e la sua successiva lastricazione (I secolo d.C.). Denominata anche Via delle Terme, superava i dislivelli delle forre che attraversava tramite le c.d. “tagliate”, profondi tagli nella roccia.

Sul suo probabile percorso e diramazioni molto si è discusso, senza la certezza di averli ricostruiti esattamente. Certi sono soltanto i suoi mirabili scorci, le sue “tagliate”, e dei percorsi realizzati sul banco di tufo o lastricati, che recano i segni di millenarie frequentazioni visibili attraverso i solchi. Ma tanti tratti sono scomparsi, interrati o sottoposti ad altre opere.

Con il prevalere di importanti vie complementari quali l’Aurelia e la Cassia, la Clodia ha subìto un lento abbandono, trascinando nell’oblio territorio e Paesi.

PRESUMIBILE TRATTO PRINCIPALE:

Collegava i centri seguenti: Veio – Isola Farnese – Galeria – Baccano – Lago di Martignano – Lago di Bracciano – Bassano – Veiano – Barbarano Romano – Ponte del Diavolo – Blera – Villa San Giovanni in Tuscia – Grotta Porcina – Norchia – Cava Buia – Sferracavallo – Ponte di Fra Cirillo – Castello di Respampani (diruto) – Tuscania – Canino - Cellere – Pianiano – Pietrafitta – Ischia di Castro – Farnese – Castro - Ponte San Pietro – Saturnia – Pitigliano – Sovana.

PRESUMIBILI RAMIFICAZIONI:

Lago di Bracciano – Castel Giuliano – Cerveteri (Caere).

Lago di Bracciano – Canale Monterano – Stigliano - Castello di Rota – Strada di Poggio Baldone – Passo Viterbo – San Giovenale.  Blera - Lago di Bracciano – Canale Monterano – Stigliano - Paesino di Tolfa Nuova (Tolfaccia).

P.S. Risulta costituita una associazione den. “Antica Via Clodia” che ricostruendo il corso della strada, ha organizzato una serie di tappe, raggiungibili a cavallo, a piedi ed in bicicletta (si traversano 2 regioni, 3 provincie e 27 Comuni), con partenza da Roma ed arrivo a Grosseto. In ogni tappa l’Organizzazione ha istituito punti di assistenza-ritrovo e ristoro secondo precisi programmi.

 

 



Documenti sul sito











Questo sito utilizza cookies tecnici esclusivamente per gestire al meglio la navigazione
Non vengono usati cookies pubblicitari, di profilazione o di terze parti
Il sito è gestito da Gianfranco Sassu
Per consigli, suggerimenti, segnalazione di problemi contattaci