Gruppo Trek
Civitavecchia
18/02/2024 - DA PEPPUCCIO L EREMITA ... DALLO STAZZALONE ALLE TUFARELLE
Informazioni sull'uscita Data: 18/02/2024Difficoltà: - Difficoltà media - Presenza guadi, munirsi di stivali o buste di plastica Distanza in auto: 40 km (a/r) Lunghezza percorso a piedi: 5 km Note: presenti tre guadi superabili con scarpe da trekking ove il livelllo del fosso fosse cresciuto per le recenti piogge |
Distanza in auto: 40
Lunghezza percorso a piedi: 5
Punto di ritrovo: Largo G. De Dominicis snc Civitavecchia - zona Faro
Pranzo: possibile grigliata sui campi oppure per chi vuola al sacco
Ora di rientro: a termine escursione
Difficoltà:
- Difficoltà media
- Presenza guadi, munirsi di stivali o buste di plastica
DALLO “STAZZALONE” ALLE TUFARELLE – LUNGO IL FOSSO DI MONTEJANNI
NEI MONTI DELLA TOLFA
18 Febbraio 2024
ESCURSIONE RIPROPOSTA A SEGUITO
RINVIO DI PRECEDENTE CAUSA MALTEMPO
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Partenza ore 8,30 dal Park dello Sport Garden - ore 8,15 ritrovo
Escursione di Km. 5
Di media difficoltà
Guadi superabili con scarpe da trekking
No traversamento di macchie con rovi
Pranzo … grigliata comune previo fuoco sociale od al sacco
Utili bacchette da trek
Sosta caffè Bar sulla Provinciale S.Severa Tolfa ove è posto l’Eurospin
Percorso auto : dal parcheggio di Civitavecchia Largo G. De Dominicis snc (San Liborio – zona Faro avanti Sport Garden) si entra nell’A 12 … uscita Santa Severa-Santa Marinella. Per sosta caffè si scende verso l’Aurelia Bar presso il centro commerciale citato. Dopo il ristoro si riparte per la Provinciale S.Severa Tolfa. Parcheggio in località Stazzalone. Punto di Partenza escursione presso il Ponticello sul Torrente.
Il percorso della escursione ci porta a transitare meravigliosi rilievi collinari dei Monti della Tolfa che, quanto a bellezze naturalistiche, non ho mai trovato comparabili con nessun altro luogo da me conosciuto. Il sentiero percorribile, agevole, è ovunque accompagnato da aceri e querceti che, di quando in quando, lasciano ampi spazi ad imponenti e maestosi austeri roveri finché si dispiegano dolci rilievi, in ampi ed estesi prati fioriti di primule, bucaneve, crocus vernus ed etruschi asfodeli.
Qui regna, allo stato brado, la bianca mucca podolica dalle grandi corna lunari che riesce a sopravvivere e superare tutte le ingiurie del tempo. Siccità, scarso pascolo, ove se non di proprietà e quindi non foraggiate, la portano a nutrirsi anche di arbusti di sottobosco spinosi che sopravvivono nei periodi siccitosi. Imperterrite queste bestie, superano inverni gelidi, ed estati torride, costrette a volte a percorrere chilometri per raggiungere rare pozze d’acqua per placare la sete. In questi ultimi tempi poi si è aggiunta un'altra insidia… la presenza di lupi, introdotti per contrastare le migliaia di cinghiali che i cacciatori dicono qui presenti in gran quantità per aggiustare il loro tiro le loro carte. Come se non bastassero le organizzate “cacciarelle”!
Ma io, che frequento assiduamente queste “lande” selvagge, posso asserire che raramente incontro cinghiali nei sentieri. Sono costretti, questi animali, ormai per sopravvivere, a frequentare i margini delle città, ove trovano sicurezza dai loro spietati predatori e nutrimento dai notevoli rifiuti organici dell’uomo.
I boschi rendono ormai scarsa ghianda, i prati stentano a germogliare piante spontanee eduli. Tra l’altro non sono più presenti rettili od altri piccoli mammiferi di cui i cinghiali potevano nutrirsi. Gli uccelli poi … ormai le loro immagini sono presenti soltanto sulle enciclopedie di ciascuno!
Tornando alle nostre Podoliche, sono queste, a volte predate da branchi di lupi che si sono moltiplicati. Questi canidi riescono anche ad abbattere imponenti animali in salute, seppure poi preferiscono attaccare individui vecchi e malati o giovani, che vengono abbattuti più facilmente.
Le “Tufarelle”, termine forse utilizzato in loco per significare alberi di quercia o spazi del bosco ove affiora tale roccia, già abitate nel neolitico dall’uomo primitivo, hanno dato di che vivere al popolo etrusco, qui attratto dalla presenza di minerali, per l’agricoltura e l’allevamento del bestiame.
Sono qui evidenti, ovunque, emergenze etrusche, seppur in stato di abbandono, sopraffatte dalla vegetazione spontanea. Ma è qui che un bel giorno, un uomo nativo di Allumiere, decise di ritirarsi a vivere sbarcando il “lunario” con frutti di bosco, animali selvatici, forte delle esperienze di vita e della sopravvivenza maturate nel proprio paese. Così nasce un mito, una storia, quella di “Peppuccio l’eremita”, amico di tutti, boscaioli, cacciatori ed escursionisti della prima ora!
Quale persona particolare, carismatica io ne rinnovo il ricordo! Onde il suo passato non scompaia con quanti, della mia generazione, hanno avuto l’opportunità di conoscere!
Per questo fine sul sito pubblicherò una bella “pagina” del prof. Spinelli dedicata a quest’uomo, che è venuta a mancare una quindicina di anni fa. Mentre racconterò la vicenda di una domenica, una delle tante, che dedicai alle “Tufarelle” ed a Peppuccio, a spunti particolari della sua vita ed al racconto dei ultimi momenti in cui l’eremita, al secolo, Giuseppe Fabbi, lasciò questo mondo di lacrime!
“A Ivà, lasceme qui quella bella Signora. Qui se sta bene, c’ho casa, cucina, bagno e camera da letto! Je fo fa la vita da regina, credeme!”
Così esordì Peppuccio, quando con un Gruppo di circa 80 “Tiburziani” giunsi alla “Tufarelle” era allora domenica 13 aprile del 2008. E lui, ancora attivo malgrado in età veneranda, aveva messo gli occhi su una bella vedova, rossa di capelli, con belli ed evidenti attributi femminili corporali! Sulla “novantina”, alto, robusto, una bella carnagione rosa, occhi cerulei, nessuna ruga sul viso! Viveva così allo stato “brado”, l’eremita, conservando un bell’aspetto ed una salute invidiabile. Aveva impalmato ben tre mogli che, ad una ad una, aveva accompagnato al cimitero!
Ovviamente quella bella signora, seppur ebbe molto gradito il complimento, quell’adulazione, se ne guardò bene dal restare alle Tufarelle, se tornò a casa con noi! Si sa come son fatte le donne!
La signora, in seconde nozze, aveva contratto matrimonio con un pezzo grosso, avanti d’età, dirigente di un importante scalo aeroportuale! Per giunta l’uomo pieno di soldi e proprietà, molto presto, lasciò questo mondo e la Signora fruì di una reversibilità pensionistica da capogiro, di appartamenti in città a Londra e Parigi.
Ricordo ancora il vino “fragolino” di Peppuccio, che una volta riuscii a bere con giri e forze di stomaco. Servito in un bicchiere di vetro non più trasparente. Le sue mani contadine poi …!
Una volta poi mi confidò il suo pitigris familiare (di tutto rispetto …) Giuseppe Fabbi discendeva dalla importante ed antica famiglia dei Fabii che tanto lottò contro i Veienti….
““I trecento Fabii… Veio contro Roma
Trecento e trecentosei uomini componenti la gens fabia, furono, secondo quanto tramandato da autori latini, sterminati dagli etruschi, nella battaglia del Cremera. 477 a.C. Dalla strage scampò soltanto un fanciullo che, per l’età, era rimasto a Roma, Quinto Fabio Vibulano.””
Da queste parti archeologiche si fanno sempre straordinarie scoperte ….
Vanì 11/02/2024
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